Lettori fissi

martedì 3 maggio 2016

Pausa.

Da quasi una settimana sono in pausa dal centro, ho preso la decisione mercoledì scorso.
Non avevo previsto di farlo proprio quel giorno, volevo aspettare che scadesse il tesserino per l'esenzione ma quel giorno ho sentito troppo il bisogno di togliermi questo "peso", di allentare la presa. Non ho smesso completamente di andarci, infatti il prossimo appuntamento è a inizio giugno perché abbiamo deciso di fare degli incontri più distanziati prima di non andare proprio più. Molto probabilmente farò solo questi incontri a giugno, luglio e settembre prima di partire se tutto va bene per l'università. Sono incontri proprio per vedere se nell'arco di tempo di autonomia che ho avuto prosegue tutto bene.

Come potete immaginare non ho fatto questa scelta perché io sia guarita e di questo sono consapevoli al centro, per questo in questi casi si consiglia sempre di fare questi incontri a lungo termine fin quando è possibile. Avrei tanto voluto dire di aver fatto questa scelta perché sto bene, perché tutto sommato il cibo non è protagonista delle mie giornate ma mentirei.
Posso dire però che finora mi è sembrata la scelta più giusta per me, non ho più l'ansia e il pensiero di andare lì, il che mi legava ancora di più al cibo. Per fare un esempio pratico mi veniva l'ansia al pensiero di parlare con la psicologa, ho continuato a non trovarmi bene con lei, non c'era quel rapporto di empatia e voglia di raccontarmi, di scoprirmi che a  il vero non ho forse mai avuto, ero semplicemente stanca di ripercorrere tutto di nuovo, io sono consapevole di quello che mi ha fatto stare male, nell'ultimo anno non ho fatto altro che cercare cause, eventi rimossi, parole rimosse. Nonostante ciò però ho sempre fatto difficoltà a risolvere il problema col cibo, perché come dicevo nello scorso post si è radicato e si è quasi isolato da tutti gli altri problemi. Non so se riesco bene a esprimere il concetto, probabilmente no, ma sostanzialmente ero stanca di dover raccontare, perché io sapevo già, dentro di me cosa mi fa stare male.
Un altro esempio pratico riguarda proprio il cibo in se, per fare un esempio se il giorno prima dell'appuntamento avevo mangiato la pizza, o un pezzo di torta o qualsiasi altro cibo che potrebbe causare ritenzione idrica non me lo godevo fino in fondo, perché avrebbero pensato che fossi veramente ingrassata, mi sentivo in colpevole in qualche modo e questo non dovrebbe succedere.
Invece ora che non ho questo impegno, mi sento molto più libera anche col cibo nei giorni più positivi, perché ovviamente continuano ad esserci i momenti no, i momenti di sconforto e apatia.
Ma quando ho l'occasione di mangiare dei pasticcini, una pizza o quando vado ad una cena so che posso ovviare all'ansia del peso semplicemente non pensandomi e senza il pensiero che qualcuno mi debba comunque pesare la vivo meglio. Infatti non mi sono mai pesata da sola, non lo faccio da luglio e non ho ceduto in questa settimana di indipendenza, non so nemmeno io se sarò mai pronta a vedere il peso di adesso sulla bilancia.

Fondamentalmente quindi non mi sono distaccata dal centro perché sono guarita ma fino ad ora nemmeno come occasione per perdere peso. Io ci penso tutto il santo giorno, continuo a sentirmi in colpa per certe cose, continuo ad essere ipersensibile al tema del cibo, sia quando ne sento parlare che quando ne leggo ma qualcosa, non so cosa, al momento di scegliere poi mi impedisce di restringere.
Ho imparato a conoscermi, anzi sto ancora imparando... Io so che se mi privo di qualcosa  non ho energie, il tempo passa lentissimo e la mia vita diventa la pausa tra un pasto e l'altro più di quanto non sia.
Io odio la fame. Non so come si faccia ad amare i crampi della fame, sarò atipica io ma io odio avere fame, non mi fa sentire ne potente ne altro, anzi mi sento la persona più debole del mondo in quel momento. Io non ho la forza di fare niente senza cibo, e quando mangio tutto quello che devo sento la differenza rispetto a quando mangio qualcosa di più leggero.

La mia quotidianità ormai è questa, ogni giorno mi ritrovo a scegliere se in quella giornata voglio avere tutte le energie necessarie o se preferisco essere debole per tutto il giorno e mi conviene decisamente la prima. Oltre al fatto che si sta avvicinando l'esame sto pensando al dopo, a cosa mi aspetterà, non ho tantissima ansia per l'esame di stato, quello che mi scoccia è arrivarci. L'ansia è per il dopo, sono tanto confusa e ho tanti dubbi e preoccupazioni non solo legate strettamente alla scelta dell'università ed è inevitabile pensare a come cambierà il mio rapporto col cibo, perché inevitabilmente dovrò cambiare io.
Giusto per aggiornare ho iniziato anche scuola guida, a fine maggio l'esame teorico e non vedo l'ora di raggiungere almeno questo traguardo, è molto importante per me.
Questi pensieri e impegni mi hanno aiutato un po', mi aiutano a scegliere di avere l'energia giusta per fare tutto.

In altri giorni invece, l'apatia e lo sconforto prende il sopravvento e non vorrei far altro che rivivere quello che ho vissuto ma arrivati a questo punto non so quando questo pensiero mi lascerà.

Quindi per ora vado avanti così, e vedremo a giugno cosa succederà, mi sento più libera e credetemi è come se mi fossi tolta una grande ansia che mi ricordava il problema col cibo, mi ricordava che dovevo pesarmi, che dovevo fare un diario alimentare tutti i santi giorni,mi ricordava che la mia vita è uno schema fatto di cibo e basta. Può sembrare una cosa di poco conto ma non dover più scrivere tutto quello che mangio effettivamente mi fa sentire più libera, non dover pensare al fatto di aver mangiato la pizza in date ravvicinate o essere andata ad una cena mi fa vivere meglio la situazione, perché so che l'80% della mia alimentazione è sana e quell'altro 20% di cose meno sane e di altre occasioni deve esserci e sopratutto so di cosa ho bisogno per avere energia, so che se un giorno ho fame e voglio mangiare di più non devo scriverlo su un diario per ricordarmelo e magari sentirmi dire che i biscotti due volte al giorno non vanno bene, perché IO so che va bene per me.
Lo psichiatra mi ha aiutato nella scelta e la dietista mi ha preso misure ed il peso, così da controllare la prossima volta che sia tutto ok, mi ha fatto qualche domanda di routine sull'alimentazione attutale e  mi ha detto che le sembra tutto regolare.

Sentivo di aver lasciato il blog all'abbandono per troppo tempo e per troppo tempo sono stata assente, sarà anche un post confusionario come al solito ma spero di essere riuscita ad aggiornare e fare un quadro generale di quello che mi è successo.

Un abbraccio a tutte. ♡

mercoledì 9 marzo 2016

La mia malattia sono io.

Non avete idea di quanto io volessi scrivere in questi giorni, rimandavo sempre perché mi sembrava di non aver nulla da dire, di non trovare l'ispirazione giusta. Ma come mi succede sempre quando parlo o leggo un post di Sybil, avrei un milione di cose da dire. In quelle parole trovo scritta la mia vita, e se fino ad un secondo prima non sapevo che scrivere e come metterlo nero su bianco tutto si fa più chiaro immediatamente dopo, penso che sia magia.

Oggi sono stata al centro, c'è una novità: da oggi parlo anche con la psicologa. Devo essere sincera? Dal primo momento in cui sono entrata in quella stanza, ho sentito fortissimo e chiarissimo dentro di me che non sarebbe servito a nulla, questo perché io so di essere in una posizione superiore alla loro. È quello che penso da sempre e quello che solo oggi ho realizzato perfettamente, dopo aver letto le parole spiazzanti di Sybil. Oh, quelle parole... Parlano di me. Io so perfettamente che io sono la persona più informata di tutte sul mio disturbo. Ma non solo, sento che qualsiasi cosa esca dallo stereotipo si trasforma in incomprensione e mancata comunicazione. Non ho mai parlato forse dettagliatemente delle mie visite, ma spesso lo psichiatra fa fatica a capire alcuni miei passaggi, come fa lui, che ha studiato a non comprendere la mia mente contorta? Le mie contraddizioni? Questo perché solo io conosco perfettamente il mio disturbo. E con questo non voglio dire che non capisca, altrimenti non farebbe il suo lavoro. Anzi, è quello che forse mi ha aiutato più di tutti ma io non sono lo stereotipo, mi sento stupida quando dico certe cose che vanno fuori dal "manuale" è come se dicessi cose senza senso ai loro occhi. Non so se mi spiego, ma quando cerco di uscire dai preconcetti e dai luoghi comuni, non vengo capita, posso ripetere allo sfinimento che non sto male per il peso, che non mi fa stare tranquilla mantenere il peso perché ormai sono FISSATA con il mio disturbo e che la cosa che mi fa stare male è il pensiero di abbandonarlo,
In fin dei conti io non sono affatto guarita dopo un anno di percorso e sapete cosa? Mi sono accorta che non voglio nemmeno.

Cioè, io voglio assolutamente fare una vita dignitosa, considerare il cibo come il contorno della mia vita, eppure non vorrei mai rinunciarci. La mia è una tranquillità apparente, seguo quello che mi è stato prescritto perché so che lo devo fare, perché non posso fare altrimenti per vivere.
Ma da una parte il mio disturbo è parte integrante di me, è diventata una caratteristica qualsiasi, come avere gli occhi marroni. Ho sempre pensato di poter condurre una vita dignitosa sempre e comunque con il mio "bambino" accanto, come l'ha definito perfettamente Sybil.

Questo è il motivo per cui appena tornata a casa, ho detto a mia madre che sentivo che sarebbe stato tutto inutile. Lei giustamente mi dice "perché lo dici a me?" ed ha ragione. Ma io come tutto nella mia vita ho accettato passivamente di fare questi incontri con la psicologa, di tentare.
Perché quando sei disperato accetti di tutto, anche l'aiuto più superficiale del mondo. Perché si, purtroppo lo percepisco dannatammete superficiale, diciamocelo in questo ambito non esiste giustizia, non esiste a meno che tu non pesi trenta chili, questo è così da sempre e sarà così tristemente per sempre. Basti pensare ai dubbi che hanno su di me per il fatto che pur essendo perfettamente normopeso e scoppiando apparenentemente di salute io stia ancora male dentro. Perché in fondo si guarisce così giusto? Basta mangiare normale, come se il cibo fosse il problema. Che poi lo ammetto, in fondo lo è non penserei sempre a quello altrimenti, ma sappiamo che non è veramente li tutto.

Ma dicevo, ho accettato di vedere la psicologa. È stato un colloquio molto veloce, fuori programma, dettato solo dal fatto che mi hanno mandata li perché sto ancora male per il cibo.
Mi ha chiesto di dirle brevemente la mia storia, (intendeva la famiglia ecc...) ma io ero così STANCA. Sono nauseata dal raccontarla, perché so che è lì che gli psicologi indagano per comporre il puzzle che ti definisce. Io so di essere più intelligente, e questo lo dico senza presunzione assolutamente. Ma io so e l'ho sperimentato, che venire ridotta ad un'adoloscente problematica non mi aiuta, non so fino a che punto. Perché sarebbe tutto così riduttivo e banale.
Ci ho provato a descrivere il rapporto con la mia famiglia, sul serio. Ma non ci sono riuscita, so che quello è un contorno del mio problema, so che il mio problema è diventato un tutt'uno con me. Sono io la mia malattia. Non gli altri, non i miei genitori ma IO.
La mia malattia sta diventando una cosa a se dalle questioni della mia vita come possono essere il rapporto con i miei o con i miei amici, dalla mia vita sociale.
È una cosa a se da tutto questo eppure un tutt'uno con me.
O almeno è così che si sta evolvendo. Io riconosco che queste cose c'entrino ovviamente con la malattia, che l'abbiamo portata allo scoperto in qualche modo, ma so che risolvendolo io non guarirei.
Perché appunto la malattia è una cosa a se ormai e sono io allo stesso tempo.

Tornando alla psicologa mi ha detto che lei lavora con i sogni, che dicono tanto della psiche e che la prossima volta se mi ricordo le racconto di quello che ho sognato. Interessante la cosa dei sogni, chissà se me li ricorderò.
Poi quando mi ha chiesto della mia storia io ho goffamente tentato di dirle che ho un bel rapporto con mia madre ma che mi ha fatta sentire inadeguata nella mia vita, e che con mio padre non ho un rapporto praticamente. La mia voce lì mi stava tradendo, come mai mi veniva da piangere?
Eppure è qui il problema, io mi sentivo stupida dicendo quelle cose, perché ero perfettamente consapevole di come la psicologa e qualunque altro lo avrebbe interpretato. "Ecco qui la povera ragazza insicura, che ha un rapporto difficile coi suoi e che perciò si è ammalata."
È così per tutte in fondo, ma dannazione la ragione non è lì.
Gli psicologi scavano nella mente, no? Allora perché non sanno scavare più profondamente? Non si può ridurre tutto a questo. Spiegatemi perché un bel giorno mi sono fissata col controllo del cibo
Inizio a pensare che non ci sia una ragione, o meglio c'è, ma non si vede. Non si può conoscere.
E io con questo non voglio fare una colpa agli psicologi o ergermi a chissà chi, ma io oggi l'ho capito perfettamente.
Io non so se me la sento di dovermi conformare a quello che loro sanno studiando su dei manuali. Davvero il mio disturbo è tutto lì? Se lo fosse stato sarei già guarita. Penso di aver reso abbastanza quanto il disturbo sia parte di me.

Poi inizio a pensare che potrei sfruttare la mia posizione di superiorità, in quanto conoscitrice nel vero senso della parola del mio disturbo per guarire davvero. In fondo sono stanca, mi sento di ripetere sempre la stessa canzone, dopo un po' stona e non la sopporti più.
Potrei approfittarne per guarire e non dover sentire quella sottile insoddisfazione ogni volta che esco da quel centro, perché so che quello non è quello che avrei voluto dire. E non posso dirlo come dicevo prima, perché scatta l'incomunicabilità, ci ho provato più e più volte credetemi.
A volte sono tentata di firmare e chiudere la cartella dicendo che sono troppo intelligente per stare lì. Ma come potrei dirlo? Già dirlo qui mi fa sembrare presuntuosa, ma credetemi non è quello che intendo.

Ma poi penso anche alle persone che sono guarite li, come hanno fatto? A volte penso che non abbiano raggiunto un certo stadio del DCA, perché allo stadio in cui mi sento io adesso sinceramente non vedo chissà che prospettive di fronte a me, non vedo e non vedrò mai il cibo come un aspetto  secondario della mia vita, non mi stuferò mai di andare al supermercato cercando le cose integrali e senza questo e quello, non mi stuferò di pensare di poter trovare la felicità qui, nel mio fantastico e sporco mondo.

Comunque, io ci provo davvero a vedere cosa ne viene fuori da questo incontro con la psicologa, l'unico modo è mettermi al loro pari, accettare che loro possono darmi solo quel tipo di aiuto che per me non sarà mai abbastanza, e trarne tutto ciò che di positivo posso trarne.
È solo mettendomi al loro stesso livello che posso comunicare, le volte in cui ci riesco sono le uniche in cui non mi sento totalmente disperata e insoddisfatta, ma ci vuole tanto impegno farlo.
È frustrante doversi accontentare, ma nel frattempo lo faccio. Infondo, che altre speranze avrei di guarire? Ubriacarmi o drogarmi per non pensare al cibo?
È l'unico aiuto a mia disposizione e a tutte le ragazze che soffrono di dca, la soluzione più logica.

Scusate questo post, mi è venuto di getto. Forse dovrei scrivere più spesso, altrimenti rischio post come questi. Ma vi assicuro che almeno in questo momento è tutto sentito, magari tra un anno ci riderò su.


sabato 2 gennaio 2016

Aggiornamenti

Questo post inizierà in un modo banale e scontato.. Ma prima di iniziare ci tenevo a fare gli auguri a tutte. Sono la prima a non crederci molto ma un augurio non fa mai male, quello che conta è l'intenzione che c'è dietro.
Non voglio farmi troppe illusioni, altrimenti va a finire che rimango delusa. 
Una cosa però è certa, quest'anno per me significa molti cambiamenti e ho paura. Ho paura di non riuscire a finire la scuola in condizioni psicofisiche decenti, visto quello che è successo recentemente e di cui vi parlerò tra poco. Ho paura del dopo, io vorrei andare fuori all'università. Ad ogni persona che mi chiede io rispondo di voler continuare con le lingue, di voler fare interpretariato. Ma allo stesso tempo ho un sacco di dubbi. Ho persino pensato che se fallissi il test a settembre, andrei a studiare scienze dell'alimentazione (ahahah). E non so se sono condizionata dal mio disturbo, non so se è più un tentativo di salvare me stessa, di conoscere da vicino ciò che mi distrugge. Fatto sta che mi è venuta questa malsana idea, e sembra appassionarmi più delle lingue che erano la mia certezza. So che può sembrare da pazzi masochisti, io stessa ho molti dubbi. Però allo stesso tempo c'è qualcosa che mi affascina così tanto, studiare i processi del corpo, come sono fatti gli alimenti, avere una conoscenza scientifica e consapevole, poter aiutare altre persone. Questo mi affascina moltissimo. Mi diverto un sacco a fare le ricerche sugli alimenti, compro cose che sono considerate strane e cerco di convincere i miei famigliari che sono buone. 
Scusate, mi vergogno molto di aver detto questa cosa e non so nemmeno perché visto che ho aperto il blog proprio per parlare a vanvera e dare sfogo ai miei deliri. Per ora chiudo qua questo argomento, mi mette ansia pensare al mio futuro ora. 
Passo ad aggiornarvi su alcune cose  a cui accennavo prima. Penso che farò dei punti così da non essere troppo dispersiva come al solito. 

• Situazione scuola: Dall'ultima volta che ho scritto è stato sempre più difficile. Non parlo dei voti o del rendimento scolastico perché NON SO davvero come cavolo faccia ma non ho fatto danni da quel punto di vista. Ma parlo proprio della fatica a stare lì, emotiva e fisica. Gli attacchi di panico sono stati all'ordine del giorno, e mi facevano stare davvero malissimo. Ne ho parlato anche con lo psichiatra, ma di questo parlerò in un altro punto. Non ho mai fatto così fatica, per quanto vi possa spiegare come mi sono sentita non riuscirò mai a rendere l'idea. Gli ultimi giorni li ho passati a piangere, senza dire niente a nessuno. E nessuno che si accorgesse. Quando è arrivato l'ultimo giorno è stato un sollievo non indifferente, ma mi sono portata gli strascichi di malessere per tutti i primi giorni di vacanza. Gli sbandamenti continui, lo stato confusionale... Giorni interi passati così. Lo stato confusionale sta diventando un problema, quando parlavo con gli altri ero in uno stato di derealizzazione e non riuscivo proprio a connettere col cervello ed inserirmi bene nella realtà. In conclusione: HO SERIAMENTE PAURA DI TORNARE IN QUEL POSTO. 

• Vita sociale: Diciamo che qui ho fatto parecchi passi avanti. La maggior parte di questi giorni di vacanza sono uscita, anche in quello stato psicofisico in cui mi trovavo. Complice il fatto che con le persone con cui sono uscita mi trovassi meglio rispetto ad altre, complice il fatto che mi ero imposta di uscire lo stesso perché tanto erano giorni che stavo così l'ho fatto. Sono uscita più in questi giorni che nell'ultimo anno probabilmente. Un giorno in particolare ho fatto davvero fatica, tenevo l'equilibrio a fatica anche da seduta e dopo essermi costretta a ingerire più zuccheri mi sono sentita meglio. 
Più che essere riuscita a distarmi ho provato solo una grande soddisfazione personale. 

• Natale/Capodanno: Il Natale l'ho passato in famiglia, tutto sommato è stato abbastanza tranquillo. Il Capodanno invece l'ho passato a casa, con mia sorella e i miei. All'inizio il programma era di prendere coraggio e accettare la proposta di andare con le mie compagne di classe, ma l'amico che conosco meglio è partito in vacanza quindi mi sarei sentita fuori luogo. Con la mia amica erano già in troppi. Insomma, una serie di cose ha voluto che restassi a casa, ma sinceramente non mi è dispiaciuto affatto. Ho fatto la pizza e il dolce con mia sorella, ed ho anche assaggiato tutto. 

• Situazione cibo/centro: Qui ci sarebbe un sacco da dire. In breve ho parlato allo psichiatra degli attacchi di panico, delle ossessioni che mi fanno impazzire. Lui mi ha dato questo periodo delle vacanze di pausa, il 13 ho l'appuntamento e inizieremo a parlare di terapia con gli psicofarmaci. A me questa cosa fa paura. Io ho sempre fatto di tutto per non prenderli, ho il terrore che peggiorino la situazione. Ma da una parte non posso nemmeno rischiare di fare un mese di assenze a scuola o pesino di lasciarla  visto che questo stato mi impedisce seriamente di andarci in alcuni giorni.  E giuro che ho pensato di farla finita. 
Se lo ritengono necessario vedrò se sarà di supporto ma la paura è tantissima. Io che ho sempre ritenuto di essere una persona equilibrata. Ho la convinzione che i farmaci possano risolvere il sintomo, ma non il problema alla base. E questo è grave. Io sono andata in psicoterapia per questo, ma fino ad ora non mi pare di aver scoperto grandi cose. A parte il fatto che è insito nel mio carattere essere così rigida e ossessiva. Nella mia vita ho sempre avuto questo tipo di comportamento su altre cose,  ho capito che il controllo del cibo era una conseguenza scontata. Lo psichiatra dice che è il circolo ossessivo che peggiora gli attacchi di panico.. Che se lo aspettavano che col piano alimentare impazzissi. Qui arriviamo al rapporto col cibo, in generale sono meno tranquilla, vivo tutto con più rigidità di prima, la qualità degli alimenti mi ossessiona di più, ma è come se ne avessi sentito il bisogno. Non penso che dipenda dal piano alimentare, visto che durante questo mese e più l'ho preso come una guida e non mi ci sono mai ossessionata. Ma penso che sia stato proprio un bisogno. Non ho eliminato particolari cose perché davvero, non ne sarei capace e non mi salterebbe in mente di eliminare i carboidrati a cena. E infondo so che non è quello che voglio. Ma certamente ho mangiato meno del solito nell'ultimo periodo, la dietista mi ha detto di aver perso qualcosa, ma sinceramente non mi sono accorta di nulla, anzi. Io sono convinta che sia stato anche l'effetto post-ciclo che mi a sgonfiare un po'. 
In conclusione dopo la visita del 23 dicembre avevamo deciso di affidare la mia alimentazione a mia madre, ma io davvero non riesco a fidarmi. Lei fa tutto a occhio, e non ci pensa nemmeno a mettersi a pesare le cose. 
Nonostante ciò sono riuscita a gestire le varie cene e pranzi, ho assaggiato tutto e non mi sono negata le cose.
Però mi sento instabile e boh, mi sembra di vivere continuamente lo stesso calvario. 

Questi giorni di vacanza mi stanno sfuggendo di mano, non voglio che finiscano così in fretta. Non riesco a godermeli completamente. 
Penso di essere riuscita ad aver detto tutto.. 
Scusate l'assenza, sentivo il bisogno di scrivere e fare un aggiornamento. 
Mi sono resa conto che è un anno che ho aperto questo blog, volevo RINGRAZIARVI, DALLA PRIMA ALL'ULTIMA. E se non fosse stato per questo blog non avrei conosciuto persone così meravigliose, non avrei conosciuto l'unica persona che ha salvato quest'anno che non so nemmeno come definire. 

domenica 22 novembre 2015

?

Ultimamente passa sempre un millennio da l'ultimo post che scrivo e il prossimo, e finisce sempre che ho tante cose da dire che non so da dove iniziare.
Oggi mi sembrava il momento più adatto per scrivere, anche se la domenica mi angoscia sempre tantissimo, come se non bastasse poi mi é morto il cellulare da ieri sera e non riesco proprio a farlo accendere, mi ritroverò con mille messaggi del gruppo classe e persone che mi chiedono appunti di italiano.
Passando al motivo per cui ho scritto il post avrei tantissime cose da dire. Il mio rapporto con il cibo al momento non so definirlo. Diciamo che la situazione é questa: so solo che mi sento in trappola, che sia un' alimentazione normale o meno io mi sento sempre allo stesso modo. Ed anche peggio visto che mi faccio praticamente schifo, ed é questa la cosa che mi fa più paura di tutte, non faccio progressi mentalmente, non penso ad altro che al cibo comunque ed a farmi film mentali su come dimagrire di nuovo. Però mantengo la mia alimentazione solita da più di due mesi, non saprei proprio definire questa situazione.
Mi sento al punto di mollare ogni giorno, ma allo stesso tempo in certi giorni meglio altri meno riesco a non eliminare i carboidrati anche se é stata una giornata di merda o cose del genere, un passo avanti ENORME lo riconosco. Si presuppone che io stia meglio visto che ho recuperato sia chili che alimentazione più normale, sempre con le mie paure ma completamente diversa rispetto a prima, eppure io sto male e non me lo spiego, e non riesco nemmeno a farlo capire agli altri. Visto che al centro credevano che il disturbo si stesse alleviando solo perché faccio "il mio dovere". Per capire cosa dirò dopo devo fare una premessa, cercherò di essere sintetica. Come voi sapete io non ho avuto un piano alimentare, ho fatto il mio percorso da sola con le mie sole conoscenze di me stessa e del mio corpo, ma io così non mi sono mai sentita sicura e penso che il mio non fare progressi mentalmente sia derivato anche un po' da quello. Dopo una visita al centro di qualche settimana fa uscii da quell' ospedale piangendo, con un dolore dentro lancinante visto che mi sembrava di star sbagliando tutto. Non conosco il mio peso e mi spaventa da morire, ma so che il mio BMI é perfettamente normopeso e che dal mio corpo "non si direbbe che ho paura del cibo" come ha detto la dietista l'ultima volta, ma questo so che nessuno lo ha sospettato mai, nemmeno con sei chili e passa in meno di ora (faccio supposizioni perché non conosco il mio peso da un po' ma ne ho un'idea) quindi non mi ha nemmeno toccata più di tanto, ma questo é successo nell'ultima visita.
In quella visita di qualche settimana fa sono andata in crisi perché la dietista cercando di darmi consigli qualitativi mi ha fatto sentire che stavo sbagliando, che i biscotti non saziano, ha avuto da ridire persino sulla torta di mele, cose che FATICOSAMENTE ero riuscita a mangiare e questo mi ha distrutta. Non dovrebbe essere così? Non si dovrebbe cercare di mangiare biscotti, un pezzo di torta per guarire da un disturbo alimentare restrittivo?
Una volta ero riuscita a mangiare i biscotti a merenda, grande conquista. Peccato che lei mi abbia smontato tutto dicendo che era meglio una fetta di pane con l'olio, ed a colazione lei mangia il pane con la marmellata per sentirsi sazia. In pratica mi ha consigliato pane, che già mangio allo spuntino quindi la mia alimentazione doveva essere costituita interamente da pane secondo quello che diceva lei.  Il mio bisogno di un piano alimentare era già presente, ma dopo quell'episodio si era rafforzato ancora di più, anche se nella visita successiva la nutrizionista aveva corretto il tiro dicendo che me lo aveva detto non perché stavo prendendo peso o sbagliassi ma per darmi un consiglio qualitativo. Ma il mio bisogno del piano era sempre lì, visto che mi stavano anche consigliando di fare attività fisica ma per una vita sana e per distrarmi e non per dimagrire, ma io l'ho sempre vissuto così, come se fossi una vacca grassa che deve contenrsi e fare attività fisica a vita sennò ingrassa. Con le varie visite poi ho capito che non vogliono farmi dimagrire come diceva la mia mente malata, anche perché sarebbe stato ridicolo diciamocelo. Però io lo pensavo fermamente e a volte anche adesso.
In realta loro si sono sempre opposti al piano per paura che io restringessi e che avrei preso lo schema come un mezzo di controllo per dimagrire di nuovo, io non ho seguito molto questo loro ragionamento. Se davvero avessi avuto questa intenzione lo avrei fatto in altri modi e da sola.
Io volevo solo essere SICURA di mantenere nel modo più sano possibile, loro mi dicono che rimango stabile ma non mi fido perché loro non considerano aumento nemmeno 400 gr, e so che possono essere tutto ma io non mi fido ancora, visto che mi faccio più schifo ogni giorno che passa.
Così alla fine ho ottenuto il fantomatico piano, dopo aver espresso più volte che altrimenti avrei ristretto di nuovo e sarei probabilmente caduta nelle abbuffate, perché ragazze il mio corpo non ce la fa più, non si fida ancora e ormai credo che il metabolismo si sia velocizzato e se tolgo una briciola sto male, sto creando anche di muovermi di più, vado sempre in bici a scuola ultimamente e sono comunque una ventina di minuti tra andata e ritorno ma prima nemmeno ce l'avrei fatta con il sottopeso. Questo però mi porta ad essere molto più affamata e di conseguenza se una volta non voglio portare a scuola il pane non posso, perché sennò il mio corpo ha reazioni strane.
Questa cosa mi manda abbastanza in crisi, ma me lo merito dopo due anni in cui ho eliminato il pane.
Quindi dicevo arrivando alla fine di questo discorso infinito e intricato che ho ottenuto il piano, ma questo piano é praticamente uguale al piano che mi ero costruita da sola, se non fosse per le indicazioni più precise delle quantità d'olio su cui avevo il braccio un po' troppo corto rispetto alla quantità che mi é stata consigliata, oppure sulla quantità di carne o di pesce e di pasta, mi ha anche lasciato il panino a scuola aumentandomi addirittura la quantità di prosciutto. Non so che mi aspettassi in realtà , ma sicuramente una cosa diversa da quella che mi ero costruita io visto che mi aveva fatta sentire "in errore". Probabilelmnte avevo percepito male io, probabilmente mi stava solo dicendo di variare e scegliere cose più sazianti, sicuramente. Ma adesso quello che mi lascia perplessa é che ho realizzato che mi hanno trascritto su una cartellina verde praticamente quello che mangio io, se non con quantità più precise e condimenti. L'hanno fatto perché volevano farmi stare sicura con il piano, ma allo stesso tempo mi hanno lasciato quasi tutto ciò che mangio per paura che poi dimagrisco, addirittura per una volta che avevo trascritto nel mio diario alimentare ( che ho sempre continuato a fare) di aver mangiato uno snack della loacker al cioccolato me lo ha messo nel piano 1-2 volte a settimana aggiungendo che il piano me lo ha fatto ma é solo una base e che devo mangiare 1-2 volte a settimana lo snack più calorico che ho.
Ciò che mi ha mandata in confusione in sintesi é questo, il cambio di atteggiamento che hanno avuto prima volendomi dare consigli e poi correggendo il tiro essendosi accorti che ormai mantengo così e se mangio meno dimagrisco. La dietista ha detto che ero arrivata io al piano, infatti é praticamente uguale.
In questi giorni da mercoledì non l'ho seguito alla lettera, mi sono adattata a quello che cucinava mia madre per tutti come mi é stato detto di fare, e se ad esempio un giorno avevo la carne ma io avevo la ricotta in frigo ho mangiato quella, oppure cambiano tipo di biscotti visto che gli oro saiwa non mi fanno impazzire e non li avrei comprati apposta, mi sembra anche noioso mangiare solo quelli. Oggi stesso poi a colazione ho mangiato lo yogurt invece che il latte e dei biscotti alla nocciola.
Ho paura che mi dicano che sbaglio, ho paura che mi dicano che ho tanto voluto il piano e non lo rispetto.
Faccio anche fatica ad usare 40 gr di olio al giorno, sinceramente.
Questa é la situazione al momento, mi trovo di fronte ad un grande punto interrogativo e non so dove mi porteranno i pensieri che permangono nella mia testa.
Alla fine non ho altra scelta che continuare visto che se restringo di nuovo va a finire male.
Però io sto male e non so come fare, non so come fare a far riprendere la mente.
Oggi pomeriggio farò anche la pizza con mia sorella e non riesco ad essere completamente felice perché ho l'ansia di mangiarla, cosa che fino a qualche tempo fa era migliorata.

Vi abbraccio, spero di riuscire ad essere più presente, sennò finisce che faccio post lunghissimi e contorti come questo.

domenica 25 ottobre 2015

Il fascino del perdere peso.

Le 9:20 di mattina, sono stanca ma non riesco a dormire per i troppi pensieri.
In questo periodo il tempo, la voglia di scrivere mi mancano. Ma qualcosa devo pur scrivere altrimenti scoppio.
Senza troppi giri di parole: sto male. Sto male perché il pensiero della magrezza e della restrizione mi assillano ancora, il pensiero di annullarmi mi assilla ancora, la paura di ingrassare all'infinito mi assilla ancora, se già mi faccio schifo ora come farei con altro peso in più?
Mercoledì sono andata al centro, e nonostante la cosa che temevo di più non si è verificata non riesco a stare tranquilla, sono rimasta stabile ma fatico a crederci. Mi viene solo da piangere, non ce la faccio davvero più. Dovrei essere felice di aver mantenuto il peso (anche se non ci credo molto) ed invece non ci riesco, non oggi. In certi giorni sono davvero determinata a farcela, mi sforzo di andarmi bene così perché questo peso mi consente di vivere e devo vivere il mio corpo come dice la dietista, ma a volte non ce la faccio.
Penso solo a questi fianchi enormi che sono cresciuti e non ne ho il coraggio, non riesco ad essere serena, e mi chiedo perché la malattia si attacchi alla magrezza, perché proprio la magrezza.
Mentre scrivo qualche lacrima mi è venuta, e vorrei solo spegnere il cervello e addormentarmi per tutto il giorno.
Oggi non ce la faccio ad essere forte, nonostante non abbia ristretto niente, io non so davvero che fare. I pensieri malati mi stanno invadendo e mi sento in bilico, io non voglio cadere di nuovo dopo così tanta fatica, non voglio riziare tutto per l'ennesima volta.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il compleanno a cui sono andata ieri, mi faceva piacere andarci e non ho trovato nessuna scusa, ho accettato subito perché sono molto legata a questa ragazza e non la vedo mai.
Ma mentre mi vestivo quella vista di quei fianchi, di quelle gambe, mi faceva impazzire.
Fatico ad abituarmi, quando non li avevo lo davo per scontato, ora ho fatto la scoperta che dei fianchi li ho anche io. Forse solo chi ha un disturbo alimentare pretende di non averne, ma è più forte di me, mi fanno ribrezzo e vorrei strapparmeli via.
Nonostante tutto vado al compleanno, per il cibo ci hanno servito loro e non era a buffet, ci sono stati prima una sorta di antipasti e potevi scegliere tu cosa prendere e poi ci hanno portato del salmone che non ho mangiato, una lasagna e poi la torta.
Mi sono sentita SPORCA, quel cibo era pesantissimo, unto, il solo pensiero di averlo ingerito mi fa sentire sporca.
Mai mangiate cose così pesanti e artefatte, la torta sembrava presa al supermercato e la lasagna strabordava di olio ed era pesantissima, mai mangiata una cosa del genere, solo a pensarci ho i brividi. Gli antipasti erano meglio ma comunque non sono riuscita ad essere serena.

Già per questi pensieri stavo male, ma comunque cercavo di distrarmi, ma poi mi sono sorpresa di quanto sia ancora debole di fronte a certe situazioni. C'era una ragazza che conosco magrissima per costituzione, le tipiche persone che mangiano due piatti di pasta, il secondo e il dolce e non ingrassano, magrissime da una vita. Fin qui niente di strano, sono abituata ad essere circondata da persone così e me ne faccio una ragione. Il problema è sorto quando questa ragazza ha detto di essere stata male, a causa della mononucleosi aveva mangiato meno del solito e ha chiesto alle sue amiche de avesse perso peso perché aveva perso un chilo. Lì mi è scattato qualcosa, vedere quelle gambe mi disturbava, e mi ha fatto pensare a quando pesavo più di cinque chili in meno di ora, sebbene io ci pensi praticamente SEMPRE.
C'è qualcosa di affascinante nel perdere peso, fondamentalmente è questo che mi ha disturbata, il fatto che qualcuno DIMAGRISCA, non la sua magrezza in se. Le persone già magre di solito non mi fanno nessun effetto, io vorrei tornare ad essere come ero IO, non mi interessa degli altri, rivoglio solo l'effetto di come mi faceva sentire perdere peso.
Quando qualcuno dice "ho perso un chilo" mi chiedo come possano essere indifferenti, per me c'è qualcosa di magico e affascinante in tutto ciò, penso sarà così per sempre. Perdere peso mi permette di non pensare, di anestetizzarmi, di sentirmi meno uno schifo.
Quella frase "ho perso un chilo", quella stupida frase è riuscita a farmi scatenare dentro una serie di pensieri assurdi. Vorrei tanto perderlo io, e perdere all'infinto, magari non mi vedrei neanche, ma lo vorrei solo per il gusto del perdere peso in se, per quello che mi fa provare, e insieme a quei chili vorrei perdere tutto il peso che mi porto dentro.
Perché non è facile per niente non restringere dopo aver provato queste sensazioni, accettare il fatto che devo avere un corpo normale e questo significa anche avere delle forme.
Al tempo stesso tutta questa situazione mi sembra ridicola, qualche notte fa ho improvissamente pensato alla morte, e questo mi ha angosciata perché ho realizzato che un giorno tutto questo schifo che sto passando non sarà contato un cazzo, che in un attimo tutto finirà e che senso ha avuto passare tutto ciò?
Il fatto che io pensi SOLO a questo, solo al cibo mi ha angosciata da morire. Mi sento in trappola, ne ho fatto la mia vita, e come mi ha detto Sybil quando realizzi di avere qualcosa ne fai la tua ragione di vita ed è finita per tutto ciò che c'era di normale prima.

Tutto quello che ho detto non ha senso, ma è stato un minimo liberatorio, vorrei solo che questa giornata finisse ora.

Vi abbraccio e grazie di essere sempre qui.

lunedì 5 ottobre 2015

La libertà di scegliere.

Oggi non sono andata a scuola, sono a letto con l'influenza... Mi sento un rottame.
Mi sento anche in colpa e non capisco perché, forse perché anche quando non mi reggevo davvero in piedi io ero lì.

Ma so che ho fatto la cosa giusta a restare a casa e ne approfitto per parlare un po' con voi. Avrei tante cose da dire, da quando ho scritto l'ultima volta sono successe tante cose, è stato sempre un crescendo di difficoltà ma ho intrapreso questo percorso, e non sono mai stata così costante. Sono maturata, sono cresciuta, ho capito che devo farlo per me, ma davvero stavolta.
Ne sono successe tante...

Ho raggiunto i 50. 

Ancora non lo realizzo bene, penso che sia la fase più difficile di tutte. Io ho un rapporto davvero strano con questo numero, io penso che sia un peso normalissimo, giusto... Ma sarà proprio questa normalità che mi spaventa? Penso proprio di sì.
Il mio corpo cambia di giorno in giorno, quasi tutti i jeans che prima mi stavano larghi ora mi stanno aderenti, ed è brutto dirlo ma sembra che ci scoppi dentro, io ero dimagrita appunto perché non volevo che si ripetesse questa situazione, e invece...
Infondo ho preso tre chili.
 Le forme mi fanno paura, mi fanno sentire ingombrante. Mi sentivo protetta quando un anno fa mi sentivo leggera quando camminavo, protetta nel mio sciarpone di lana arancio che mi sembrava più grande di me.

Non avrei MAI immaginato che dopo aver visto il 50 e anche qualche etto in più non sarei tornata indietro, mai. Non dico che non ci pensi, perché ho davvero paura... Ho paura di aumentare per sempre e tornare a 65 chili,
Quando a scuola mangio il mio panino, mi chiedo davvero se io me lo posso permettere come i miei compagni, e mi rispondo di sì. Poi le paure tornano. Ma io non torno indietro, stavolta no. NON VOGLIO STARE A DIETA A VITA.

In queste settimane ho mangiato pizza, compleanni, panini a scuola... E quando sono andata al centro mercoledì avevo preso tre etti, ma mi hanno detto che conta da mantenimento, anche perché avevo mangiato prima... Questo mi ha dato davvero fiducia. Io non avrei mai pensato che fosse possibile mantenermi mangiando così, ma evidentemente è perché mi avvicino al mio peso. Secondo lo psichiatra dovrei ancora stabilizzarmi, io in realtà vorrei restare così, perché non so fino a quanto potrei sopportare ancora.
Io so che non posso controllare il mio corpo, so che aumenterò lo stesso... Ma il mio corpo deve farmelo capire, voglio che stia dalla mia parte, che mi faccia capire qual è il peso giusto per me e che si fermi.

Non vi nego che anche se non ho intaccato la mia alimentazione ho passato giorni di veri e propri crolli psicologici, ma andare al centro mi ha aiutata. Ho la visita dopodomani, ma non riesco ad essere tranquilla, perché penso sia solo un caso non essere aumentata troppo l'altra volta sebbene avessi mangiato la pizza due giorni di fila e avessi avuto un compleanno.
Sabato ne ho avuto un altro, e penso che sia stata la vera prova di quanto sono cambiata.
Di solito io non faccio mai il bis, prendo il mio piatto una volta e basta, e non riesco ad alzarmi due volte o più. Anche se gli altri lo fanno, al massimo vado con qualcuno, ma da sola mai... Figuriamoci!
E invece ieri l'ho fatto per bene DUE VOLTE, mi sono alzata da quella fottuta sedia e sono andata a prendere le patatine, perché le avevano messe dopo e io non le mangio mai, e sì le volevo. Mi sono alzata e ho cercato di non pensare a come avrebbero osservato gli altri le mie gambe, a cosa avrebbero pensato, a cosa avrebbero detto, perchè questo è il MIO percorso, e se pensano che sto ingrassando non me ne può fregare di meno.
Io so che ho ancora TANTA strada da fare, forse durerà una vita.
E poi arrivano i dolci, volevo fermarmi a quel profiterole super calorico, ma no io volevo assaggiare anche la torta, e l'ho fatto DA SOLA. Mi sono alzata anche stavolta, anche stavolta non curante del fatto che avrebbero pensato che fossi un'ingorda, perché io mi sono negata le cose per due anni, e se me le nego anche adesso finisco per abbuffarmi lo so.

Anche io ho il LIBERO ARBITRIO.

Sapete, ho scoperto che ho il potere di decidere per me, le diete le lascio a loro. A loro che mi fanno impazzire ogni volta che nominano una cazzo di dieta, perché sono talmente stupide che non si ammaleranno mai, e invece io prima mi sono ammalata e poi ho fatto una dieta, se così si può chiamare.
Mi fanno impazzire perché mi riempiono il cervello di quelle convinzioni ERRATE, e io vorrei urlare, urlare urlare e basta. Vi giuro che è deleterio e pesante sentirle, e per fortuna la compagna che sta facendo la fame per dimagrire non è più nella mia classe, viene soltanto a ricreazione, ma ogni volta le vorrei urlare contro, è più forte di me. E no, non provo nessuna compassione perché è una persona STUPIDA e IGNORANTE, perché è quel tipo di persona che non si ammalerà mai, è chiaro dal suo atteggiamento.

E nulla, io continuo lo stesso.
Avevo tante cose da dire ma penso che queste siano le più importanti.
Un'altra novità che può sembrare una cavolata è che finalmente ce l'ho fatta e che mi sono iscritta a Facebook, senza un motivo preciso, forse per avere più contatto col mondo. E ho messo da parte le mie paure, anche se sono sempre lì. Chissà che non ne esca qualcosa di buono.

Incrocio le dita per la visita di mercoledì, io ho bisogno di speranza, mi nutro di quella e voglio comunicarla a tutte voi.

Vi abbraccio forte forte.

martedì 15 settembre 2015

Fiume in piena.

Sono incazzata.

Mi sento un fiume in piena che sta per straripare, a parte il fatto che sto per esplodere davvero da quanto sono ingrassata. Non mi soffermo su quanto sono ingrassata perché non avete idea. Vi descriverò un episodio emblematico.

Non mi riconosco più. 

Avete presente quando succedono una serie di cose tutte insieme proprio nel momento meno opportuno? Nel momento in cui state già abbozzando troppo e una minima goccia potrebbe distruggervi completamente?

Ecco, su di me è sceso un temporale, all'improvviso.

Sto male, inutile negarlo... dopo quei tre giorni a Bologna mi sembra mi stia crollando tutto addosso.
Ho quella forza che avevo trovato li, è con quella che sono andata avanti in questi giorni.
Giovedì è ricominciata la scuola, il fatidico ultimo anno. Quella mattina io sono andata a fare colazione benché non avessi la minima voglia con il mio amico e il suo gruppo di amiche che conosco anche io. Per fortuna avevo fatto colazione a casa dato che loro hanno preso un misero caffè, e poche persone hanno preso in seguito una brioche ma ovviamente io avevo fatto colazione, non sarei riuscita a prenderla.
Già quella è stata una vittoria enorme per me, visto che non lo vedevo da un secolo e non sapevo nemmeno come comportarmi.

A scuola sto portando il PANE per spuntino, perché a me quello serve, se mangio la barrettina di cereali non mi reggo in piedi come l'anno scorso.
Per la prima volta, dopo un anno non sto di merda a scuola, o meglio: non sono una morta vivente.
Faccio una colazione che è il doppio di quella di prima e in combinazione col pane per spuntino non mi sento più morire, non mi gira più la testa, non mi vengono più gli attacchi di panico, riesco a fare ginnastica. Sono enorme ma almeno il mio corpo ora regge e di questo almeno sono stata felice per un secondo.
Fantastico,no? Direte voi, perché ti lamenti allora?

Il fatto è che sono ingrassata e continuo ad ingrassare.
Mi faccio schifo così, ho paura. Io non voglio continuare ad ingrassare per sempre, sono al LIMITE.
Non riesco a guardarmi allo specchio, non ce la faccio. Mi sembra di impazzire e ho la visita al centro solo tra otto giorni, non ce la faccio ad aspettare.
E' una fase critica.

Io ho abbozzato, ho continuato ad incassare, continuo a NON restringere ogni giorno ma non serve a niente se dentro sto di merda. E' la fase più difficile da due anni a questa parte.

Se fin ora sentivo delle goccioline ma comunque mi riparavo col mio ombrello ora è scoppiata una grandinata, il mio ombrello si sta bucando.
Oggi a scuola stavo facendo ginnastica, mi sentivo letteralmente il grasso scoppiare da qualsiasi parte del corpo,dai leggins che ero stata costretta a mettere. Adesso pure nei fianchi, quando il mio punto debole erano sempre state le gambe.
Ma resistevo perché dicevo "almeno non sto di merda, wow!" cioè sono stanca,ma stanca come gli altri, anzi loro si lamentavano più di me.


Tra un esercizio di corsa e l'altro arriva il momento della trave, arriva il mio turno. La bocca di quella stronza (la mia professoressa) si apre lentamente... quando dice:"Oh, ti vedo molto meglio rispetto all'anno scorso, abbiamo messo su la ciccetta eh?!"

Attimo di silenzio. Sbiancamento totale. Agghiacciata. Paralizzata.

Parte la risatina isterica, cosa cazzo avrei dovuto rispondere? Che questa CICCETTA che ho preso mi ha permesso di non morire? Che questa CICCETTA mi permette quanto meno di fare un passo senza sentirmi crollare il mondo addosso? Che questa CICCETTA è la conseguenza del mio NUTRIMENTO? Che io ho un fottutissimo disturbo alimentare? Che ci devo convivere a vita ed è già troppo doloroso così?
Lo so, non mi andrà mai bene nulla di quello che dicono, ma io già mi sento obesa di mio, anzi lo sono e poteva benissimo fermarsi al classico,canonico "ti vedo meglio" che è sempre un'offesa per noi ma almeno non ferisce più di tanto, mi sarebbe andato persino bene -che poi mica tanto, perché fa supporre che hai preso ciccia- però non il termine CICCIA, me lo ripete già troppo il mio amico, che tanto lo ripeteva anche a 45 chili. Eh sì, perché in tutto questo io ho dovuto anche sopportare questo, sentire questo termine in continuazione, non mi frega niente se lo dice sempre per "scherzo".

Mi dite come si fa dopo questo a non crollare? EPPURE IO NON HO RISTRETTO.
Ma non lo dico nemmeno per sentirmi forte o altro, perché tanto faccio pensieri terribili lo stesso e la mia immagine mi fa venire gli attacchi di panico e mi fa scoppiare a piangere ( cosa mai successa fino ad ora) quindi il fatto che non stia restringendo è marginale,

E adesso cosa faccio? Torno a restringere? NON POSSO.
Continuo a ingrassare a oltranza?
Io ora non posso mangiare meno di questo. e allora che faccio?

Ogni giorno io continuo a ignorare il fatto che sono grassa ora, ogni giorno non restringo ma soffro anche tantissimo, come non mai.

In questo ci si aggiunge anche l'ansia che mi mette la gente, una tizia mi deve portare gli appunti che le ho prestato da un mese, addirittura un quaderno di Maggio, DI MAGGIO.
Io stavolta mi sono incazzata, ci è rimasta di merda perché tutti pensano che sono quella dolce e buona, e grassa. Ma NO. Non lo sono, io mi sono ammalata per l'incapacità di dire NO.
E allora ho controllato il cibo, wow quante cose ho capito. Oggi le ho parlato con un tono con cui mai avevo fatto, spero porti i suoi frutti, vediamo se mi chiede ancora qualcosa, la gente mi STRESSA.

Pensavo mi avrebbero lasciata in pace diventando uno scheletro? Per loro sto benissimo, io sono quella che fa tutto per tutti, io sono una birra rossa come dice Michela Marzano nel suo libro, anch'io ho i capelli neri, ma sono rossa. 
Rossa dentro.
Forse è questo il mio problema... "Nel bene e nel male non riesco a non essere eccessiva... Se c'è un termine che mi definisce veramente quello sarebbe "troppo". Mi innamoro troppo. Mi appassiono troppo. Mi stanco troppo. Mi arrabbio troppo."
Io sono esattamente così.

Stasera, FORSE riuscirò a farmi ridare quei maledetti quaderni (io sono l'unica a cui li chiedono, io sono quella che "li prende bene") perché ovviamente oggi pomeriggio deve andare dallo zio che sta male, sembra che succedano apposta questo genere di cose.

Scusate il linguaggio più volgare del solito, perdonatemi ma sto scoppiando in tutti i sensi.
Se non mi sfogo qui non so dove altro farlo.

Perché io quando mi arrabbio, mi arrabbio troppo.

Vi abbraccio.